Dante nelle scuole

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Numero 36

Illustratore del numero monografico Boris Pramatarov

1. Come giudicate l’esclusione di Dante dalla lista di autori dell’Europa occidentale presente nei programmi scolastici bulgari?

2. Attualmente vi è mai capitato di menzionarlo, facendo collegamenti con gli autori trattati a lezione?

3. Come veniva accolta la Divina Commedia dagli studenti, finché era in programma?

4. Se dipendesse da voi, reinserireste Dante nei programmi scolastici? Perché?

 

Fani Popova, insegnante di lingua bulgara e letteratura all’American College di Sofia:

1. Il mio giudizio è contraddittorio, perché dipende da fattori che ho dovuto prendere in considerazione in quanto insegnante.

È un’opera fondamentale che illustra in modo meraviglioso i legami tra le diverse visioni del mondo: antica, medievale e rinascimentale. Per gli studenti è interessante la sua simbologia. Estremamente utile per quanto riguarda l’aspetto culturale. Quando riuscivo a risvegliare un certo interesse, e ciò succedeva al liceo linguistico, nelle classi in cui prevaleva l’orientamento umanistico, le lezioni erano davvero preziose. I legami quali Dante-Virgilio, Dante-Boccaccio costruiscono ed ampliano spontaneamente l’orizzonte dello studente (ho volutamente evitato la parola “lettore”). Gli sforzi compiuti per cogliere la profondità e il pensiero artistico dei classici non stabiliscono immediatamente criteri più elevati per l’approccio alla letteratura, bensì in modo graduale.

Tuttavia l’insegnante si trova spesso con le ali tarpate all’inizio dell’anno scolastico, quando deve stimare il numero di ore da dedicare allo studio di Dante e di ciascun altro autore. È scoraggiante ricavare appena 2-3 ore per affrontare un’opera talmente basilare. Per la buona riuscita dell’insegnamento, basato anche sul piacere della lettura, è molto importante l’approccio al testo. L’insegnante valuta le possibilità e le potenzialità della classe per poter scegliere l’opzione più adatta, ma all’inizio dell’anno scolastico ogni lezione “rubata” per Dante o qualunque altro autore comporta un aumento della pressione alla fine perché, parlando solo del programma di letteratura dello scorso anno, ci sono poi Boccaccio, Shakespeare, Cervantes, Molière, Defoe, Puskin, Balzac, Maupassant, Gogol, Paul Verlaine (escludendo gli autori del programma per la formazione specialistica). Dopodiché bisogna passare agli autori e ai testi del Rinascimento bulgaro. Questo è il contesto in cui si collocano Dante con i suoi Inferno e Divina Commedia. Per non parlare delle „lacune“ nel sistema di istruzione, che portano a giornate senza lezioni per qualsivoglia motivo. A volte il processo di apprendimento si interrompe bruscamente, a volte per periodi più lunghi, e questo porta a difficoltà di varia natura. Non mi riferisco alla comodità personale dell’insegnante, bensì a quello che succede nella coscienza dello studente, a cui serve nuovamente tempo per ripristinare strutture ben costruite. E il tempo dell’anno scolastico è limitato. La pressione va a scapito della qualità della conversazione sulla letteratura oggetto di studio.

L’Inferno è un testo molto importante e affinché sia recepito dagli studenti è necessario lavorarci sopra in lezioni concrete, con tranquillità e l’aiuto dell’insegnante. Quando i ragazzi non sono spronati a pensare alla velocità della luce ma arrivano da soli a intuizioni e conclusioni logiche su questioni specifiche relative all’opera, guidati in maniera professionale dal docente, provano soddisfazione nell’apprendimento e, cosa ancora più importante, apprezzano l’importanza del testo letterario indipendentemente dall’epoca in cui è stato composto, ma di fatto anche per questo.

2. In maniera concreta, seguendo il vecchio programma scolastico per la formazione specialistica, l’ho citato durante la lettura e commento del poema di Geo Milev Ad (“Inferno”). Ma non solo. Le associazioni culturali riguardo l’inferno ritornano più volte durante l’insegnamento della letteratura, secondo diversi aspetti – morale, sociale, filosofico. In questo senso lo studio di Dante nelle scuole è eccezionalmente utile per gli studenti. Grazie per la domanda! Senza nulla togliere al Decamerone (in quanto lettrice e insegnante lo apprezzo molto), ma se dovessi scegliere tra Inferno e Decamerone sceglierei il primo. E con questo credo di aver risposto all’ultima domanda. Dante offre una conoscenza universale dell’umanità, indispensabile ed essenziale per l’educazione letteraria, e ancora di più per la coscienza culturale dell’individuo.

3. Il più difficile è l’inizio. Quando il docente aiuta i ragazzi a entrare nel testo, a interpretarne i codici culturali, diventa interessante e s’accende la scintilla. Così si arriva alla necessità di “rubare” ore ad altri contenuti letterari o linguistici, perché la provocazione estetica dell’Inferno di Dante ha fatto breccia negli studenti. L’immaginario allegorico non è un ostacolo, ma uno stimolo verso analogie, creatività e nuove forme di dialogo con l’opera.

4. Ho risposto in anticipo a questa domanda alla fine del secondo e del terzo quesito. Sì, se dipendesse da me vorrei che l’opera venisse reintegrata, perché ne apprezzo l’importanza ai fini di una valida formazione letteraria. Per quanto riguarda l’insegnamento, che non può contenere la mole di testi letterari inclusi nei programmi scolastici, il problema è differente, l’ho affrontato sopra in maniera periferica per spiegare le difficoltà (mie professionali) nell’affrontare Dante e qualsiasi altro autore a scuola.

Dott. Vladimir Ignatov, insegnante di lingua bulgara e letteratura al Liceo Francese “Alphonse de Lamartine”:

1. Il nuovo programma scolastico di letteratura – specifico per il liceo – ha portato inevitabili cambiamenti che non intaccano unicamente i materiali per lo studio e le verifiche. Certi autori continuano a essere studiati, ma con altri titoli, alcuni sono stati rimossi e altri ancora non rientrano nelle liste di letteratura obbligatoria né facoltativa. Tra questi ultimi due gruppi si posiziona l’autore considerato l’antenato della nuova letteratura europea – Dante Alighieri. Senza essere pignoli in maniera fattuale e documentale, è necessario far notare che anche nel programma aggiornato la sua opera non figura tra quelle diffusamente affrontate e studiate nel dettaglio. Faceva eccezione il legame autoimposto tra Dante e il suo primo biografo (che tuttora figura tra gli autori obbligatori), e un altro modo era – grazie al tipo di preparazione – entrare nel mondo della Divina Commedia e commentarne almeno una delle tre parti (l’Inferno). Dante partecipava, a discrezione del docente, anche a un produttivo dialogo ideologico e tematico con Boccaccio, Petrarca e Shakespeare attraverso la sezione sullo sviluppo delle competenze letterarie “L’uomo e l’amore” e le rappresentazioni dell’amata. Ma anche qui l’iniziativa veniva intrapresa solo dopo aver approcciato tutto il resto “secondo i piani”. In questo senso l’esclusione di Dante è una limitazione (ma non un ostacolo) alle già scarne opportunità di affrontarlo in maniera approfondita.

Ma una qualche prospettiva c’è sempre – l’ora di lezione è una sorta di messa in scena ed è un bene non sapere quando esploderà il fucile appeso da qualche parte nell’aula. A proposito, 700 anni sono un’ottima ragione perché ciò accada (e non solo lì dentro).

2. Ci siamo soffermati su di lui, sì. Nonostante il numero di ore di studio previste dalla distribuzione tematica non consenta troppo, sfruttiamo le opportunità di una possibile correlazione – concettuale, semantica, tematica – tra Dante e altri autori le cui opere sono incluse nella cosiddetta preparazione obbligatoria. Indubbiamente qui affiorano anche le difficoltà e le sfide in vista degli obbiettivi e della parte contenutistica di una lezione del genere in base all’età e al bagaglio di letture degli studenti (ricordiamo che secondo il nuovo programma scolastico il primo contatto serio con la letteratura dell’Europa occidentale avviene nel secondo semestre del primo anno di liceo – i lettori di 14-15 anni ancora non possiedono l’esperienza intellettuale e le abilità interpretative per affrontare compiti più seri di lettura, scrittura e approfondimento di opere come la Divina Commedia).

3. Si studiava, ma a fatica – durante le lezioni di preparazione obbligatoria nell’allora terzo anno giusto l’Inferno. A fatica – sia a livello formale-amministrativo (monte ore insufficiente) che semantico-contenutistico (le caratteristiche poetiche dell’opera; le questioni umane del tempo; la lingua, lo stile e i messaggi ideal-estetici del testo d’autore). Però attraverso le conoscenze acquisite dallo studio dell’epica antica e della cultura medievale i ragazzi hanno scoperto la propria via verso i riferimenti e suggestioni morali e allegorici di Dante, raccolti nelle sue rappresentazioni cosmogoniche. Qui tuttavia non bisogna sottovalutare la vasta popolarità e potenzialità commerciale della letteratura anglofona contemporanea e l’impatto di generi come il thriller… Problematica o no, anche questa è una direzione che forma certe nozioni e apre orizzonti definiti.

4. Sarei felice se fosse inserito di nuovo nei programmi scolastici – per la piacevole sensazione di sentirmi appassionato in quanto lettore e tentato in quanto insegnante. E ancora – per le opportunità di inclusione e scoperta di una determinata visione del mondo e di un approccio storico-culturale; per le prospettive di sviluppo delle capacità di analisi e confronto tra fenomeni e situazioni prettamente ideologici ed estetici (Antichità – Medioevo – Rinascimento; Omero – gli esameroni – Dante) in riferimento alle dinamiche culturali del tempo; per le modalità di consolidamento delle conoscenze acquisite su generi e tipologie letterarie. Peraltro questo è assolutamente fattibile ora in quarta e quinta nel modulo “Lettura critica”, che è prevalentemente incentrato sul genere, ma nel corso dei due anni offre agli studenti una diversa predisposizione ricettiva e un’esperienza pratica e teorica con il testo.

Permettetemi qui di citare ancora un’altra ragione – per la ricezione bulgara di Dante e in particolare per il contributo fondamentale a questo proposito di Konstantin Veličkov che, con rare eccezioni, viene praticamente messo sotto osservazione durante le lezioni di letteratura. In questo caso l’esperienza, seppur in percorsi paralleli, è volta all’educazione al senso di appartenenza culturale e alla memoria del nativo al contatto con esso, nonché al dialogo con l’altro.

Rositsa Ignatova-Vasileva, insegnante principale di lingua bulgara e letteratura al liceo “William Gladstone”:

1. Nel programma scolastico di letteratura per il terzo anno – primo livello – in vigore fino all’anno scolastico 2018/2019 i risultati attesi sono così descritti:

„[Il discente] apprende lo sviluppo della letteratura europea attraverso gli autori e le opere seguenti: Boccaccio – Decamerone, Cervantes – Don Chisciotte, Shakespeare – Amleto, Molière – Il Tartuffo, D. Defoe – Robinson Crusoe, A. Dumas – Il conte di Montecristo, Balzac – Papà Goriot oppure Stendhal – Il rosso e il nero, la lirica di Puskin, Gogol’ – Il cappotto, Maupassant – Bel ami, le liriche di Verlaine o Rimbaud.

In questo senso Dante non era presente tra le opere obbligatorie nemmeno nel programma scolastico precedente. Viene incluso solo in quanto autore facoltativo del terzo standard nel curriculum per il secondo livello, il quale prevede che gli studenti abbiano la possibilità di affrontare le questioni principali della letteratura europea, e in aggiunta agli autori e alle opere del primo livello debbano conoscere (a scelta) anche alcuni tra i seguenti: Dante Alighieri – Inferno, Petrarca – Canzoniere, Shakespeare – Romeo e Giulietta, Corneille – Cid, Molière – Don Giovanni, Schiller – I masnadieri e altri. Nelle possibilità elencate al primo posto c’è Dante unicamente con l’Inferno, ma nella seconda colonna viene specificato che deve essere insegnato un autore rinascimentale tra i seguenti: Dante Alighieri – Inferno, Francesco Petrarca – Canzoniere oppure Shakespeare – Romeo e Giulietta, e cioè che altri autori possano essere studiati al suo posto.

Non ho informazioni precise sulla percentuale di alunni che hanno studiato lingua bulgara e letteratura al secondo livello in terza superiore, né sugli insegnanti che hanno incluso Dante nei loro programmi, ma posso condividere le mie impressioni personali a riguardo. Ce ne sono stati alcuni, ma erano pochi. Per questo motivo anche nel programma attuale nessuno lo considera „escluso“, poiché non era presente nella parte obbligatoria.

2. Nella lezione panoramica sul Rinascimento includo sempre Dante – ora come allora. Nell’affrontare alcuni autori della letteratura bulgara faccio alcuni collegamenti e confronti – soprattutto con Geo Milev.

 

3. Nella lezione panoramica, una volta fornite le informazioni su Dante, parte degli alunni ha sempre dimostrato un certo interesse – ancor più quando alcuni di loro avevano già una certa familiarità con l’argomento, dato che nella cultura e letteratura contemporanea c’è una moltitudine di interpretazioni, film e addirittura giochi tratti dall’Inferno.

In terza facevo lezioni sulla parte facoltativa solo in un paio di classi. Come compito individuale ho dato a determinati studenti dei progetti legati alla Divina Commedia. La mia impressione è che questo metodo interattivo risvegli l’interesse verso l’opera e l’autore, mentre se invece dovessero lavorare tutti sullo stesso passaggio di testo avrebbero molte difficoltà.

4. Nel programma scolastico per il primo anno è presente la seguente dicitura: “Le competenze letterarie possono essere sviluppate sulla base delle opere indicate nel programma e di altri testi prossimi per tematica a scelta dell’insegnante”. Ciò consente al docente di inserire Dante, “a suo giudizio, senza che sia indicato come obbligatorio”.

Ritengo che questa sia un’opzione molto buona per quanto riguarda parecchi testi per il primo anno, e non apporterei modifiche al programma – poiché dà abbastanza libertà di aggiungere autori e opere a scelta in base alla classe e al monte ore. Per la maggior parte degli studenti Dante è difficile da studiare, e sta all’insegnante valutare se sia opportuno affrontarlo o no. Io lo inserirei nella lezione di panoramica sul Rinascimento (come ho sempre fatto) oppure come compito per un progetto/presentazione agli studenti che si dimostrano interessati.

Radina Popova, vicepreside per gli affari accademici, insegnante di lingua bulgara e letteratura presso il Liceo nazionale di finanza e business:

1. Ogni cambiamento – in questo caso un’esclusione – può essere considerato come una privazione o un’opportunità. Se ci concentriamo sul primo aspetto: mancanza, svuotamento – forse soffriremmo di più e non riusciremmo ad accettare con entusiasmo le innovazioni nella scuola bulgara. Se accogliamo questa rimozione di autori e opere come un’occasione, forse stimoleremmo il nostro potenziale creativo, la nostra curiosità pedagogica e voglia di ricercare una via per entrare nei cuori dei più giovani attraverso i testi che fanno parte dei nuovi programmi scolastici, e perché no capire come quella parte che non c’è più, da noi ritenuta importante e fondamentale, possa essere integrata nel modello di insegnamento che stiamo costruendo. Non bisogna preoccuparsi così tanto dai cambiamenti. Ogni docente che abbia maturato una certa esperienza prova una sofferenza interiore per quello che viene rimosso dai programmi scolastici. Ma sente anche la gioia dell’incontro con il nuovo – e pensa che lo mantengano pedagogicamente “vivo”. Sì, la Divina Commedia di Dante Alighieri è un testo basilare che dà molte risposte su ciò che è successo e sta succedendo nel contesto europeo. La scuola bulgara deve però sentire la necessità di offrire agli studenti non solo quello che va a costruire le “fondamenta”, ma anche ciò che di contemporaneo non è meno importante per il processo di crescita di ogni giovane. Personalmente io ho i miei dolori per le “lacune” imposte dai curricula, ma non meno dolente è il mio malessere per il fatto che non si arriva abbastanza all’epoca odierna.

2. Sì, certamente. È impossibile riflettere approfonditamente sul poema Septemvri (“Settembre”) di Geo Milev senza toccare anche la sua opera Ad (“Inferno”) e collegarla all’omonimo testo dantesco. Ma questo è solo uno di tanti esempi. Sappiamo tutti molto bene che sono possibili sia collegamenti coscienti e propositivi verso altri testi, che spontanei. I riferimenti alla Divina Commedia si possono certamente fare sia in avanti che indietro nel tempo. È un’occasione proficua parlarne quando si affronta il Medioevo, nonostante richieda più tempo. Almeno per me la parte più entusiasmante è mostrare agli studenti i collegamenti tra i diversi campi culturali, provocare le loro menti attraverso la lettura contrastiva e l’interpretazione di un’opera del 1472 e La commedia umana di Balzac. Ma lasciatemi essere onesta. Oggi oltre al “discorso letterario” sugli autori e le opere sta diventando sempre più importante un altro tipo di discorso. Per le attività odierne nella scuola bulgara mi sembra che stiano diventando sempre più attuali i collegamenti che facciamo e cerchiamo non solamente con gli altri autori affrontati, ma anche con gli altri mondi che si trovano al di fuori della letteratura.

3. Siccome voglio essere sincera, devo ammettere che non insegno Dante Alighieri da molto tempo, da quando nei vecchi programmi scolastici faceva parte della preparazione specifica per il terzo anno. Perfino nei licei in cui lingua bulgara e letteratura sono materie caratterizzanti, come quello in cui insegnavo prima, non sempre c’era la possibilità di lavorare a lezioni aggiuntive – e cioè per un vero e proprio potenziamento e arricchimento della tavolozza di opere letterarie previste dal programma del così detto secondo livello della classe terza, con solo tre ore settimanali. Ci sono state però occasioni di discutere sull’epoca di Dante, sul modo in cui ha dipinto l’inferno, sulle figure chiave di guida, viaggiatore e donna ideale, sull’ampia gamma di simboli presenti. Penso che la grande sfida pedagogica di un docente sia quella di cogliere le opportunità – magari non sempre in maniera obbiettiva e sistematica, ma non smettere di cercare modi di costruire ponti verso altri testi.

4. Forse non esiste una risposta univoca a questa domanda. Da una parte, noi, gli insegnanti, continuiamo a preoccuparci di cosa c’è e cosa manca nei programmi scolastici, e ad avere le nostre preferenze in fatto di letture. Dall’altra, nel nostro lavoro penso sia giunto il tempo di sforzarci a cercare le risposte non tanto alle domande COSA e QUANTO (senza sottovalutarle), bensì a PERCHÉ e COME. E che queste domande ci spingano a trovare soluzioni affinché gli studenti acquisiscano una conoscenza sempre più ampia. E le risposte a queste domande si possono rintracciare lavorando con testi diversi tra loro.

Sì, forse è necessario guardare attraverso il mondo creato da Dante – proprio a causa delle molteplici possibilità di una lettura intertestuale, e della capacità di considerare parti della sua opera come una sorta di codice che è presente e radicato nel nostro mondo contemporaneo. Si può supporre che questa sia la risposta della lettrice che c’è in me. Ma sappiamo benissimo che l’incontro con l’opera dantesca non è semplice per gli adolescenti. La nostra distanza sempre più netta da quel mondo, in quanto persone del ventunesimo secolo, suscita un altro tipo di difficoltà (anche puramente linguistica) e provoca un tipo di riflessione diversa. Ecco perché anche la mia risposta da insegnante è incerta, e non sembra voler essere unilaterale. Penso che la grande sfida posta da autori e opere di tale calibro e dalla loro presenza nei curricula stia nella spinta a considerarli un’opportunità per offrire un approccio interdisciplinare, smettendo quindi di affrontarli dal punto di vista „unicamente“ letterario. Mi sembra sia giunto il momento di spostare i confini tra le materie scolastiche e crearne di nuove, e la Divina Commedia di Dante Alighieri pone al mondo scolastico e accademico anche questo tipo di provocazione. E così, senza volerlo, sono tornata a uno dei temi già discussi sopra – la libertà di decisione in ambito pedagogico. Ne abbiamo così tanto bisogno! 🙂

 

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