Conversazione con Maja Padeška (Napoli)
Come mai ha deciso di candidarsi al bando per diventare lettrice di lingua bulgara in Italia?
Non è stato affatto spontaneo. È stata una decisione ponderata e auspicata. Un percorso verso nuovi territori professionali. Sono sempre stata interessata al lavoro dei lettori di scambio, e in concomitanza con alcuni miei doveri ufficiali ho partecipato a una serie di workshop e conferenze organizzati da loro, nonché a conferenze di studenti dei lettorati. Trovo questo lavoro stimolante, missionario, in un certo senso „rinascimentale“ e tuttora, alla fine del mio primo „mandato“, questa sensazione non mi abbandona.
La mia decisione di andare in Italia è stata rischiosa perché non parlavo affatto italiano, ma nonostante ciò ho deciso di candidarmi comunque, affidandomi alla mia conoscenza di altre lingue straniere, se fosse stato necessario…
Come ha imparato l’italiano? Legge in lingua italiana? Quali scrittori italiani contemporanei Le piacciono?
Ho iniziato a studiare l’italiano a Napoli. Prima di tutto al Centro di lingue straniere dell’Università „Orientale“. Il primo anno è stato difficile, devo ammetterlo, difficile sul piano linguistico, perché anche il poco italiano letterario che imparavo durante il corso sbatteva contro la barriera della lingua parlata qui, il napoletano, che ha creato in me la sensazione di non compiere alcun progresso. Ma sempre all’università ho trovato un gruppo di studenti con cui è stato meraviglioso entrare in contatto, io insegnavo a loro il bulgaro e loro insegnavano a me l’italiano. Con buona parte di loro (visto che la maggior parte si è già laureata) siamo ancora in contatto, li invito a partecipare a convegni, organizziamo varie iniziative. Sono i nostri influencer.
Durante la pandemia lo studio dell’italiano è stato sospeso poiché i miei sforzi si sono concentrati sulla preparazione di un insegnamento a distanza di qualità.
Leggo in italiano – sia letteratura originale che tradotta – anche se scelgo sempre libri adatti al mio livello di italiano. Grazie alla mia ultima insegnante di italiano ho scoperto un autore che corrispondeva ai miei gusti personali in quanto a genere letterario, ovvero i racconti brevi (l’autore scrive anche romanzi, ovviamente). Il suo nome è Gianrico Carofiglio, a dire il vero un autore italiano contemporaneo piuttosto popolare e prolifico. Il suo libro di racconti brevi „Passeggeri notturni“, che mi ha aiutato molto anche dal punto di vista linguistico, è una raccolta di storie in bilico tra documentario e finzione, vicende retrospettive, alcune delle quali hanno finali inaspettati. Brevi testi istruttivi con un linguaggio moderno meraviglioso e accessibile.
Della precedente generazione di narratori segnalo Dino Buzzati (con la sua raccolta di racconti „La boutique del mistero“).
Napoli è una città con una ricca vita culturale, ogni sera ci si può imbattere in un evento inaspettato: mostre, letture, concerti; una città dove numerose chiese vivono per il loro pubblico contemporaneo, diventando sale espositive e da concerto, e casa di uno dei teatri lirici più prestigiosi del mondo – il San Carlo. Oltretutto Napoli è uno dei centri della cinematografia in Italia. Ci vengono girati molti film e serie. E questo è parte del fascino di questa città: i luoghi delle riprese di cui è piena ti trasportano verso altri tempi e costumi… Perciò chi ha bisogno di cultura – dalle performance di strada alle forme più raffinate, qui non resta „a stomaco vuoto“.
Lavorerà con l’italiano quando tornerà in Bulgaria?
Lo spero, sì. Non ho un’idea precisa di come mi potrà servire, ma è impossibile estromettere dal tuo repertorio linguistico e dalla tua vita in generale una lingua e una cultura di cui hai fatto parte per diversi, intensi anni.
Quali sono le sfide più grandi che affronta in qualità di lettrice?
La parte più difficile è stata l’inizio. Prendere coscienza del nuovo ambiente, orientarsi nel sistema e nella struttura dell’università, cogliere la mentalità degli studenti. I loro bisogni e i loro limiti. È anche difficile attirare studenti del primo anno perché, devo ammettere, la Bulgaria ancora non è ben conosciuta dai giovani. Facevamo parte dell’Urss, dell’ex Jugoslavia… a quanto pare siamo troppo piccoli per permetterci di essere un Paese indipendente. Facciamo ciò che possiamo, ma abbiamo ancora lacune da colmare… Organizziamo seminari, che quest’anno hanno dato frutti abbondanti, nell’interesse del lettorato di lingua bulgara. Vorrei che il nostro paese, le nostre istituzioni ci inondassero di materiale pubblicitario, prestando particolare attenzione ai giorni festivi… poi, una volta attratti, gli studenti s’innamorano presto della Bulgaria, della lingua, della cultura. All’inizio però è difficile.
Cosa cerca di insegnare ai Suoi studenti?
Vogliono imparare da soli. E io li aiuto solamente a imparare ciò che vogliono. Se qualcuno s’interessa di letteratura, organizziamo un incontro con Georgi Gospodinov in cui hanno l’incredibile opportunità di parlare con lui di persona. Se qualcuno ha ambizioni accademiche, offriamo loro l’opportunità di ricerche e pubblicazioni in edizioni scientifiche bulgare referenziate. Se qualcuno s’interessa di politica, forniamo supporto nella ricerca di fonti appropriate, li mettiamo in contatto con politologi e sociologi, li aiutiamo a tradurre testi specializzati.
Ha studenti che sono stati tentati di dedicarsi alla bulgaristica?
Sì, ho studenti del genere. Naturalmente, la bulgaristica è un concetto ampio con molti ambiti di ricerca. Ciò che pare entusiasmare di più gli studenti è la storia, la letteratura, la traduzione.
Come viene percepita la cultura bulgara in Italia? C’è qualcosa che sorprende gli italiani?
Non penso di poter parlare delle impressioni degli italiani in generale su di noi, i bulgari, e sulla Bulgaria. Ho avuto incontri occasionali con persone di diverse regioni che hanno visitato la Bulgaria. Penso che il complimento più grande che ho sentito riguardi il prezzo accessibile.
Tornano invece arricchiti e innamorati del nostro paese gli studenti che hanno frequentato le scuole estive di lingua a Sofia e Veliko Tărnovo. Questo è davvero promettente!
Per quanto riguarda gli stereotipi, esiste un popolare studio internazionale in cui le nazioni si specchiano negli stereotipi l’una dell’altra. Questo studio è illustrato attraverso le cosiddette mappe del pregiudizio, create dall’artista bulgaro Janko Tsvetkov. La visione italiana della Bulgaria: sulla mappa del nostro paese c’è la parola „badante“, e cioè La Bulgaria è il paese che fornisce all’Italia governanti e assistenti per gli anziani.
Dobbiamo anche tenere presente che la comunità bulgara in Italia ha uno status diverso a seconda della regione: l’Italia è abbastanza diversificata tra nord, centro e sud. A Milano la comunità bulgara ha certe caratteristiche, in Campania altre. Grazie alle associazioni culturali locali i luoghi della memoria storica e letteraria bulgara nella rispettiva regione diventano accessibili ai cittadini italiani.
Qui devo però aggiungere che spesso ci affidiamo a strumenti obsoleti e poco funzionali per la promozione della cultura bulgara. Un esempio. Tra i più importanti „luoghi bulgari“ in Italia nella mente degli italiani è la città di Celle di Bulgheria, per via del fatto che lì si trova il monumento ad Altsek (c’è un monumento perché Altsek, fratello di khan Asparuch, si stabilì in quei luoghi nel VII secolo durante lo spostamento delle tribù protobulgare, festosamente inaugurato nel 2016). Nella pizzeria locale c’è una pizza chiamata “pizza bulgara”. La storia è importante, ma sfortunatamente durante la mia visita in città quest’estate non ho trovato nulla dell’entusiasmo del 2016. Nessuno si sente un „cugino lontano“ (come si può leggere in più di una fonte bulgara) dei bulgari moderni. Mi hanno detto che le persone addirittura si infastidiscono se si inizia a chieder loro della Bulgaria e di Altsek.
La letteratura bulgara è esportabile?
Per rispondere a questa domanda ho fatto un rapido sondaggio. Sono andata nella più grande libreria di Napoli, parte della più grande catena d’Italia, la Feltrinelli, e ho chiesto di mostrarmi i titoli di autori bulgari attualmente disponibili. Ce ne sono due: Fisica della malinconia di Georgi Gospodinov e Il lago di Kapka Kassabova (un bel volume). Non importa quanti titoli vengono tradotti all’anno, ciò che conta è cosa il lettore può trovare in libreria da comprare e leggere.
Seguo uno dei più grandi gruppi social di letteratura contemporanea con più di 180.000 iscritti („Leggo letteratura contemporanea“). Nei tre anni in cui lo seguo è stato citato più volte solo il nome di Georgi Gospodinov. È davvero un fenomeno in Italia, con seguaci fedeli e un pubblico serio. Ma non sono così sicura che i giovani lettori lo conoscano. In generale so qual è la letteratura bulgara tradotta in italiano (senza pretese di completezza) e credo che siamo in debito con la poesia. Ci sono meravigliosi poeti contemporanei in Bulgaria.
Si sente dimenticata dalle istituzioni bulgare?
Ho già risposto a questa domanda. Finora abbiamo ricevuto aiuto dall’Istituto bulgaro di cultura di Roma. Effettivamente più un paese è piccolo e maggiore è lo sforzo necessario per renderlo visibile e desiderato. La lingua viene studiata se c’è un (qualunque) interesse per il paese. Sono convinta di questo.
Quali politiche dovrebbe intraprendere lo Stato bulgaro per stimolare lo studio del bulgaro nel mondo?
Politiche locali. Non abbiamo bisogno di strategie nazionali rumorose o di megapiattaforme utilizzate da poche persone. La bulgaristica dovrebbe essere incoraggiata a livello locale, in ogni specifica università. La lotta è per ogni studente. Non c’è una letteratura scientifica e narrativa tradotta nella rispettiva lingua. Non in inglese, perché sarebbe una discriminazione, ma nella lingua del Paese in questione. Serve un maggior numero di piccoli progetti. Non posso dire ai nostri studenti andiamo a una conferenza a Vienna dove presenteremo il nostro lavoro, incontrerete colleghi di altre università, ma dovrete pagarvi da soli le spese. In quanto lettrice vorrei avere fondi per organizzare iniziative per gli studenti. Perché questo è un investimento importante? Perché abbiamo già studenti che conducono serie ricerche relative collegate a varie sfere della vita sociale e scientifica in Bulgaria. Abbiamo studenti che vanno a vivere e studiare in Bulgaria con l’intenzione di sviluppare lì la propria carriera. Le istituzioni devono collaborare: il Ministero dell’Istruzione, il Ministero della Cultura, il Ministero degli Affari Esteri, le università.
È difficile essere bulgari in Italia? Esiste ancora qualche stereotipo che non è stato superato?
Penso di aver già condiviso alcune delle mie osservazioni in merito. Aggiungo solo che di recente, forse anche a causa della crisi causata dalla pandemia, è stato difficile per molte famiglie bulgare, almeno qui in Campania, mantenere un livello di vita soddisfacente. Gli stessi italiani non si sentono sicuri del proprio reddito e limitano le proprie spese. Molte famiglie hanno preferito tornare in Bulgaria. Suppongo che alcuni di loro emigreranno di nuovo a breve. È necessario lavorare con i migranti bulgari, in particolare dovrebbero essere sostenute le famiglie con bambini in età scolare. Qui nessuno ha un cattivo atteggiamento nei confronti dei nostri figli, sono tutti ben accolti a scuola, ottengono ottimi risultati. A volte, però, questo „distanziamento“ dei genitori tra la Bulgaria e l’Italia (o qualsiasi altro paese) crea problemi. Ci sono anche alcuni bambini che non sono inseriti in alcuna rete scolastica, né bulgara né italiana. Molto spesso si tratta di giovani di età compresa tra i 14 e i 18 anni. Non so, forse l’Agenzia per i bulgari all’estero dovrebbe occuparsi di queste famiglie.
Come valuta l’idea di creare un Istituto nazionale bulgaro di cultura?
In generale l’idea è buona. Cancella la sensazione che siamo piccoli e non meritiamo una tale rappresentanza all’estero. D’altra parte, dipende dagli obiettivi che questo istituto si pone. Onorare e valorizzare il nostro passato nel contesto della storia mondiale, ma soprattutto essere garante per il futuro della lingua, della letteratura e della cultura bulgara in Europa e nel mondo.
Intervista di Amelia Licheva