Conversazione con la prof.ssa Ruska Stančeva, studiosa di lingua bulgara contemporanea dell’Istituto di Lingua Bulgara (IBE) presso l’Accademia Bulgara delle Scienze (BAN).
Supponendo che la lingua stia cambiando, chi è il principale motore di questo cambiamento, i giovani? E se sì, in che direzione sta cambiando la lingua?
La lingua cambia per riflettere le novità che accompagnano la nostra vita. Il motore di questi cambiamenti è ciò che accade nel mondo che ci circonda: se compare un nuovo prodotto o una nuova tecnologia, inevitabilmente cerchiamo una maniera per dargli un nome, in qualche modo. E viceversa: se non usiamo qualcosa, la parola a esso relativa diventa rara, si trasforma in arcaismo o storicismo – rimane nei testi, ma viene usata sempre meno. Anche questo è un cambiamento linguistico. Quindi il motore di questi cambiamenti è tutto ciò che succede attorno a noi. I giovani – se con ciò intendiamo principalmente le persone di età compresa tra i 20 ei 30 anni – sono parte attiva della comunità linguistica, e senz’altro i primi a captare le novità.
Se ci atteggiamo in maniera negativa verso i cambiamenti linguistici, è ovvio riconoscere nei giovani i “soliti sospetti”. Come dice William Labov, uno dei padri della sociolinguistica, per quanto sia naturale che le persone mature ed esperte accolgano le novità nella vita, “nessuno accoglie le novità nella lingua con un applauso”, perché non vengono ritenute un modo migliore di nominare le cose rispetto a quello della loro infanzia. Pertanto gli sforzi della scuola di padroneggiare lo standard scritto si traducono non da ultimo in un atteggiamento più conservatore della comunità linguistica nei confronti dei cambiamenti, la cui genesi è nella lingua parlata. Si arriva al punto che, persino se hanno una funzione “terapeutica” (termine di Roman Jakobson), i cambiamenti sono generalmente etichettati dall’opinione pubblica come distruttivi, manifestazione di analfabetismo, nichilismo, mancanza di rispetto e persino tradimento della lingua – tutte reazioni istintive, manifestazioni dell’atteggiamento di fedeltà linguistica nel suo aspetto emotivo e di consapevolezza della norma (nella versione elaborata per iscritto).
Tuttavia trovo sia importante fare riferimento ai fatti quando si parla del ruolo dei giovani nella lingua. Nel primo studio su larga scala condotto di recente circa gli atteggiamenti linguistici nel nostro paese, i giovani si distinguono come un gruppo estremamente attivo per quanto riguarda le questioni linguistiche. Alla domanda del sondaggio in che misura vengono rispettate le regole di scrittura nei vari settori, i giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni sono del tutto obiettivi nel condividere l’opinione che il più delle volte nei forum su internet e soprattutto nelle chat le regole vengono rispettate in minima parte, tracciando cioè un confine netto tra comunicazione formale e informale e questa capacità critica tradisce la loro padronanza dello standard scritto. Alla domanda se le regole della lingua standard scritta sono superate e inadeguate e necessitano di essere aggiornate, le risposte dei giovani non differiscono in maniera significativa da quelle degli altri gruppi di intervistati, e in maggioranza sostengono l’opinione che non sia necessario modificare le regole di scrittura esistenti. In quest’ottica è esagerato contrapporre i giovani al resto dei parlanti.
Ritiene che si utilizzino maggiormente metodi di comunicazione non verbale?
Se intende dire che i giovani sono dipendenti dall’uso di emoticon e meme, sì. Perché ciò è principalmente una forma di gioco linguistico all’interno di un tipo di comunicazione informale e non un segnale di deficit di abilità verbali. Spesso le regole del linguaggio letterario – ortografia e grammatica – vengono deliberatamente infrante per creare un effetto comico o esprimere una valutazione negativa. Però bisogna tener conto che questo è possibile solo conoscendo bene le regole del linguaggio standard. E a questo proposito anche i giovani sono ben preparati: non dimentichiamo che hanno affontato la prova di maturità in lingua e letteratura bulgara, obbligatoria dal 2008, in cui l’enfasi è sulla padronanza delle norme di ortografia, grammatica e punteggiatura della lingua standard, nonché le regole per la stesura di un testo scritto.
Per quanto riguarda l’osservanza di tali norme nella comunicazione informale in rete, i giovani del nostro studio sugli atteggiamenti linguistici condividono categoricamente l’opinione che nei forum e nei blog, e soprattutto nelle chat, le regole di scrittura vengono rispettate in minima parte. Mentre le persone con più di 60 anni il più delle volte hanno risposto che non potevano giudicare perché non hanno esperienza personale sul web. La comunicazione su internet è territorio dei giovani. La conclusione tuttavia è che anche loro condividono l’atteggiamento di consapevolezza della norma a livelli elevati e percepiscono lo standard linguistico come un modello di correttezza. Questa conclusione, basata su un’attenta revisione dei dati dell’indagine che abbiamo condotto, confuta l’opinione pubblica secondo cui i giovani ignorano le norme e si atteggiano in maniera troppo libertaria nei loro confronti.
Qual è il ruolo dell’inglese nel profilo dello slang giovanile?
Senza essere un’esperta nel campo dello slang giovanile partirò dal fatto che negli ultimi tre decenni l’inglese ha assunto un’influenza notevole sulle altre lingue standard europee nei testi di tutte le sfere della società – informatica, economia, finanza, politica, scienza. Lo slang bulgaro, in quanto formazione non standard, attinge dall’inglese, e secondo me influisce anche il fatto che i giovani d’oggi in generale non solo studiano l’inglese, ma hanno un contatto molto più diretto con la sua forma orale. Slangismi come čoveče, kopele, brat, prijatel coesistono con i loro equivalenti inglesi men, dude, bro, mate; d’altra parte drăn drăn viene sostituito sempre più spesso da bla bla. Sono entrate stabilmente in uso anche abbreviazioni gergali tipiche come OMG per esprimere sorpresa, LOL! al posto di Ahah e simili. Nella loro forma scritta sono tipiche delle chat. Qui l’alfabeto cirillico e quello latino si coordinano. Si possono osservare sia ББ che BY (bye bye), ma anche бъгвам се (agitarsi, arrabbiarsi, dall’inglese bug). Tra i preferiti in caratteri latini nelle chat ci sono ad esempio BBS (Be back soon; Torno presto); BRB (Be right back; Torno subito); CU (See you; A presto); F2F (Face to face; Faccia a faccia); ILU (I love you; Ti voglio bene, ti amo); ILU2 (I love you too; Ti voglio bene, ti amo anch’io); J/C (Just checking; Solo per controllare); JAM (Just a minute; Solo un minuto); JJ (Just joking; Sto solo scherzando); L8R (Later; Più tardi) e altri. Non andrebbe caratterizzata come una semplice fuga dall’alfabeto cirillico, ma piuttosto come il risultato di un utilizzo libero della tastiera.
L’inglese tuttavia svolge anche il ruolo di modello per l’abbreviazione di espressioni bulgare: БР (BR – Bravo! Ben fatto!); ПЗ (PZ – Pozdravi! Saluti!); ДДЗ (DDZ – De da znam; Che ne so); НП (NP – Njama problem; non c’è problema); регвам се (regvam se – mi registro) e altri. Si potrebbero definire slangismi grafici. Sono molto diffusi, dato che i giovani preferiscono la comunicazione informale scritta in quanto più personalizzata rispetto alle conversazioni al cellulare.
Tratto tipico degli slangismi è il rimanere parte del repertorio linguistico di un’ampia fetta di madrelingua, perché quasi ognuno di noi per un certo periodo della propria vita appartiene a una comunità sociale giovanile. Che lo voglia o no, chi prende parte a queste comunità acquisisce competenze passive o attive nell’uso dello slang, o perlomeno per capire lo slang del suo tempo.
Questa lingua mutata penetra nei media, nella letteratura?
Vorrei prima sottolineare che si tratta principalmente di penetrazione di vocabolario. Lo spostamento del vocabolario dallo slang giovanile nella versione parlata del linguaggio standard avviene attraverso i media e la narrativa. Nei media questa penetrazione avviene il più delle volte attraverso il discorso orale, mentre in letteratura si verifica tramite il testo scritto. La tendenza a un più ampio uso delle espressioni gergali nelle opere della letteratura moderna avviene prevalentemente a livello lessicale-fraseologico e risale agli anni ‘60 del secolo scorso. Poiché lo slang è un nuovo tipo di poetica, il motivo principale per utilizzare queste espressioni è prima di tutto la sperimentazione, dopodiché un atteggiamento estetico volto a differenziare i mezzi espressivi. In letteratura lo slang è per lo più presente allo scopo di caratterizzare i personaggi e specificarne lo stato sociale. È ben noto che i dialetti, lo slang, l’argot sono potenti ausili visivi grazie alla loro rilevanza intrinseca (prominenza) all’interno di un testo in cui il narratore utilizza i mezzi del linguaggio standard. Non è un fenomeno isolato la presenza di slangismi insieme alla narrazione in prima persona, in quanto crea un’atmosfera di autenticità e porta il lettore a riconoscersi. Alla dualità del narratore-protagonista si contrappone a livello puramente linguistico la lingua standard, prioritaria per il narratore, e le espressioni fuori dallo standard, prioritarie invece per l’eroe. Lo slang nei dialoghi dei personaggi può anche essere caratterizzato come una proiezione linguistica di una giovanile fiducia in se stessi, che cerca dimostrazione in un modo di esprimersi prevalentemente „fuori dall’ordinario“. La funzione emotivo-valutativa dello slang è associata alla natura emotiva spontanea e principalmente reattiva dell’uomo, che fa da contrappunto al discorso razionale, intellettuale e misurato del linguaggio standard. I mezzi espressivi dello slang sono incapaci di esprimere proprio questa natura razionale e vanno sempre associati a una reazione emotiva.
Stiamo assistendo a un divario generazionale tracciato dal linguaggio? Possiamo dire che i nonni potrebbero avere difficoltà a capirsi con i nipoti, anche se formalmente parlano tutti bulgaro?
Penso che una valutazione di questo genere sia esagerata. Il linguaggio standard è dominante nella comunicazione odierna. Non c’è nulla che non possa essere espresso attraverso la norma. È quel ponte stabile ma flessibile sopra cui tutte le generazioni si muovono con sicurezza. Il loro incontro è reso possibile dal fenomeno che in sociolinguistica viene chiamato commutazione di codice. I giovani, come tutti gli altri, scelgono i mezzi linguistici a seconda della situazione per comunicare in maniera efficace. Non solo hanno una buona padronanza dello standard, dal momento che attraversano necessariamente la fase dell’istruzione scolastica, ma secondo il nostro studio condividono due atteggiamenti linguistici di base in maniera paritaria con gli altri gruppi di età: fedeltà alla lingua e consapevolezza della norme dello standard. Come ogni generazione, anche loro lasceranno il proprio segno nella lingua.
Esiste un bulgaro caratteristico dei giovani di origine bulgara che sono bilingui e imparano il bulgaro solo nelle scuole domenicali?
Fortunatamente esistono già grandi studi sulla cosiddetta lingua mista dei bulgari stabilitisi permanentemente al di fuori della Bulgaria. Segnalo la ricerca della prof.ssa Ana Kočeva sulla lingua dei bulgari a Vienna e della prof.ssa Katja Issa sulla lingua dei bulgari in Australia. La conclusione generale a cui sono giunte entrambe le autrici è che un tratto caratteristico della forma orale e conversazionale della lingua mista è la presenza di un carattere fonetico-grammaticale più stabile, ma il carattere lessicale è più intercambiabile. Sebbene in generale venga rilevato un atteggiamento positivo nei confronti della lingua bulgara tra i bulgari all’estero, è chiaro che questa agisce in condizioni di forte pressione da parte della rispettiva lingua ufficiale. In quest’ottica le scuole domenicali possono in qualche modo fornire un’opportunità per il reinserimento dei giovani bulgari che sceglierebbero di stabilirsi in Bulgaria – ci sono già alcuni casi simili in cui i genitori rimangono a vivere all’estero ma i loro figli decidono di studiare o lavorare in Bulgaria. Mi sembra tuttavia che le politiche di sostegno delle scuole domenicali non siano sufficientemente efficaci ed è necessario cercare anche altre forme che offrano maggiori opportunità ai giovani di origine bulgara nati e residenti fuori dalla Bulgaria.
Intervista di Amelia Licheva