Noi docenti siamo benedetti da questa professione. È una sequela di sfide e variabili

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Numero 37_Ita/2022

Conversazione con Asja Asenova (Venezia)

Asja Asenova

Come mai ha deciso di candidarsi al bando per diventare lettrice di lingua bulgara in Italia?

I miei colleghi mi hanno aiutato molto in questa decisione, e di questo sono davvero molto grata. Ero in una determinata fase della mia vita e ho deciso di buttarmi. Volevo acquisire nuove esperienze riguardo l’insegnamento delle lingue straniere, ormai anche fuori dai confini della Bulgaria – questa era la motivazione principale, assieme a quella di ampliare il mio orizzonte professionale e arricchirmi personalmente.

Come ha imparato l’italiano? Legge in lingua italiana? Quali scrittori italiani contemporanei Le piacciono?

Quando sono arrivata mi sono iscritta a un corso di italiano e subito dopo ho iniziato a metterlo in pratica e a leggere per poter migliorare più velocemente. I primi anni sono stati abbastanza intensi in questo senso, dal punto di vista odierno posso definirli come ricerca e immersione in una cultura straniera. Mi erano necessari per trovare gli appigli, le intersezioni tra le culture, lingue, società, quotidianità, per trovare i ponti da attraversare in modo da riuscire a provocare gli studenti con argomenti, metodi e approcci didattici diversi. Lo stimolo continuo è un punto cruciale, e se non si conosce una cultura straniera è difficile esserne stimolati, e una delle prime occasioni per farlo è la letteratura, in cui sono entrata pian piano, grazie a mio figlio, ad amici e colleghi, ai progetti ai quali partecipiamo. Ho un’affinità per la letteratura femminile e in Italia quest’affinità si è affermata, soprattutto dopo aver analizzato le ricerche italiane che si occupano del rapporto tra lingua e genere, i dibattiti e le correnti femministe contemporanee. D’altra parte, senz’altro mi ha incuriosita anche il tema della figura femminile nella società italiana, nella cultura e nelle tradizioni, dal punto di vista storico, delle donne in quanto figure letterarie, ma mi sono state altrettanto d’ispirazione quelle scrittrici italiane che non conoscevo prima del mio arrivo in Italia, per esempio Grazia Deledda, che fu la seconda donna a ricevere il premio Nobel per la letteratura nel 1926, o Sibilla Aleramo, il cui romanzo autobiografico è considerato una delle prime ispirazioni femministe della letteratura italiana. Sono ovviamente figure chiave Elsa Morante, Natalia Ginzburg, Alda Merini, ma va citato anche il fenomeno della letteratura italiana attuale Elena Ferrante, oltre ad altre autrici famose anche all’estero come Susanna Tamaro, Margaret Mazzantini, Francesca Melandri, Viola Lo Moro e senza dubbio la giornalista Oriana Fallaci.

Lavorerà con l’italiano quando tornerà in Bulgaria?

Sì, ci lavoro e continuerei sempre a lavorarci. La lunga esperienza di insegnamento del bulgaro come lingua straniera solo agli italiani ha attraversato molte ricerche e peregrinazioni didattiche, che hanno contribuito alla selezione e all’applicazione di determinati approcci. Nel mio lavoro con gli studenti mi baso sull’italiano come madrelingua, ma anche su tutte le lingue che gli studenti conoscono, e in tali casi conta anche il livello, è ovvio. Uso un approccio comparativo e traccio costantemente parallelismi tra le due lingue, sottolineando le somiglianze e le differenze tra le lingue. Nei casi in cui c’è anche un’ottima padronanza di altre lingue, queste vengono incluse nella metodologia e nelle risorse destinate al lavoro pratico. La mia esperienza mostra che questo approccio è nella maggior parte dei casi funzionale anche per chi non ha studiato filologia. La memoria ama la propria lingua materna, per questo la predilige e la tollera sempre, e in questo senso l’insegnamento attraverso la lingua materna è, secondo me, determinante per ogni fascia di età. Fare giocoleria con le lingue è un’ottima tecnica nell’insegnamento del bulgaro come lingua straniera – e non solo – a bambini e adolescenti. Lo dimostra anche la mia esperienza alla Scuola bulgara di Milano. Senza contare che sempre più spesso i matrimoni misti sono troppo „misti“, e cioè da un lato non sono solo tra bulgari e italiani, poiché aggiungendo i paesi dove può potenzialmente portarli il lavoro e le lingue parlate in questi ultimi – la tavolozza diventa troppo ampia. L’argomento è estremamente interessante e attraente dal punto di vista della ricerca.

Quali sono le sfide più grandi che ha affrontato in qualità di lettrice?

La risposta finale alla domanda precedente contiene alcune sfide per chi attualmente insegna lingua bulgara al di fuori della Bulgaria in generale.

In particolare come docente all’Università “Ca’ Foscari” per me sono una sfida i risultati sullo sfondo del numero minimo di ore previsto per i corsi annuali per le singole lingue „minori“, nella cui categoria rientra anche il bulgaro. In questo caso ho rafforzato il mio approccio individuale e la volontà di dedicare il mio tempo a ogni studente. Ho imparato a conoscerli, a prendermi cura di ognuno, a dare loro il tempo di cui hanno bisogno, a poter lavorare con ciascuno sia individualmente che in gruppo, ad analizzare, a essere molto flessibile e aperta nei confronti delle loro esigenze e interessi personali, ma anche delle generazioni, così come nel mondo dinamico in cui viviamo.

Ogni lezione è una sfida per me – una sperimentazione di approcci, dei modi in cui presento le categorie e in cui le commento e illustro, ogni elemento del processo di insegnamento, le tecniche di efficienza, la scelta della struttura, dei contenuti e delle risorse. Sfide sono anche tutte le idee che mi vengono in mente durante la lezione, improvvisate e vissute grazie al gruppo, all’interesse suscitato in ognuno di loro, allo stimolo.

Noi docenti, lettrici, insegnanti, e così via siamo benedetti da questa professione. È una sequela di sfide e variabili che ci spingono continuamente a ricercare ed esplorare, tenendoci sempre all’erta e quasi sempre ispirati, entusiasti e pieni di idee.

Cosa cerca di insegnare ai Suoi studenti?

Cerco di mostrare loro le variegate e ricchissime tavolozze e sfumature della nostra lingua. Li metto anche in contatto con la cultura, certo, con le tradizioni, la storia, la geografia – dipende dai loro interessi, sono gli studenti stessi a guidarmi, ma cerco sempre di mostrare loro la diversità della Bulgaria come un qualcosa di infinito, un puzzle in cui ciascuno uno di loro può scoprire il tassello o pezzettino che gli appartiene. Cerco di trasmettere il mio interesse e il mio entusiasmo, di infondere loro anche coraggio, significato, opportunità di espressione e fiducia… tutto ciò di cui sono capace, che loro cercano e desiderano.

Sono molto contenta che nel corso degli anni abbiamo costruito una comunità di studenti di lingua bulgara che si conoscono, condividono e si scambiano esperienze, partecipano congiuntamente a conferenze e progetti, cercano opportunità di tirocinio, vincono borse di studio come quelle per le scuole estive dell’Università di Sofia e dell’Università di Veliko Tărnovo.

Ha studenti che sono stati tentati di dedicarsi alla bulgaristica?

Sì, e sia la prof.ssa Iliana Krăpova che io siamo molto orgogliose di loro. Ce ne sono già alcuni che hanno incluso il bulgaro nelle loro ricerche accademiche di tesi magistrale, altri hanno continuato nei loro progetti di dottorato, sono ricercatori attivi e lavorano su alcune costruzioni della lingua bulgara, presentano i loro risultati alle conferenze e hanno anche delle pubblicazioni. È un grande traguardo e orgoglio per noi.

Come viene percepita la cultura bulgara in Italia? C’è qualcosa che sorprende gli italiani?

La storia e la cultura bulgara, le tradizioni e i costumi affascinano gli studenti e suscitano sempre un’attenzione molto grande, indipendentemente dal loro obiettivo principale, specializzazione o interesse specifico.

La letteratura bulgara è esportabile?

Non sono competente in questo campo e avrei difficoltà a rispondere a questa domanda. A prima vista, e in quanto letteratura troppo „piccola“, forse è difficilmente esportabile, ma situata in un contesto mondiale, europeo e nazionale, mi porta a considerarla tale, perché la letteratura bulgara è anche una letteratura mondiale, curiosa e intrigante con le sue varie stratificazioni e diversità.

Si sente dimenticata dalle istituzioni bulgare?

Per niente, anzi.

Quali politiche dovrebbe intraprendere lo Stato bulgaro per stimolare lo studio del bulgaro nel mondo?

Negli ultimi anni lo Stato bulgaro ha lavorato in questa direzione in modo sempre più attivo. I passaggi sono complessi e riguardano ogni singolo spettro: dalla realizzazione di un unico standard e la preparazione di materiali di studio e piattaforme elettroniche alla presa in considerazione delle specificità dei diversi paesi, delle politiche e delle caratteristiche di ogni università/istituto/scuola. Senza contare che le condizioni per i docenti sono notevolmente migliorate e proprio a questo scopo si stanno ancora cercando e attuando cambiamenti. Probabilmente ci vuole tempo per formare squadre nazionali di buoni specialisti, con esperienze diverse e un unico focus, non separati istituzionalmente.

È difficile essere bulgari in Italia? Esiste ancora qualche stereotipo che non è stato superato?

È possibile, ma non ne sono sicura, personalmente non l’ho sperimentato. L’ambiente in cui mi trovo io è abbastanza diverso e posso solo essere grata per l’atteggiamento, la dedizione e la reattività che ho incontrato lungo il mio percorso, soprattutto all’inizio, quando ciascun aiuto è inestimabile. E nonostante tutto la vita da lettrice è piuttosto isolata e solitaria, e di sicuro non fa per tutti.

Come valuta l’idea di creare un Istituto nazionale bulgaro di cultura?

Trovo sensato espandere le attività e le risorse degli istituti bulgari di cultura esistenti al di fuori della Bulgaria, perché è lì che la Bulgaria ha bisogno di essere rappresentata e popolarizzata maggiormente, ma questi – gli istituti – forse non hanno abbastanza fondi e opportunità, in Italia, ad esempio, l’Istituto bulgaro di cultura non offre e non ha mai offerto neanche corsi di bulgaro.

Intervista di Amelia Licheva

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